Allo scadere ormai del 2020, si chiude un anno molto particolare, caratterizzato dalla pandemia da Covid-19. C’è un aspetto però di questa pandemia, che non molti sanno, ovvero l’impatto psicologico sugli adolescenti: esiste infatti una sindrome chiamata Hikikomori, la quale si sta espandendo a macchia di leopardo in tutto il mondo.
Ma cos’è la sindrome di Hikikomori? Se dovessimo tradurla letteralmente in italiano, la potremmo definire come la sindrome del “ritiro sociale”, diffusa soprattutto in età adolescenziale e consiste proprio nel rifugiarsi dal mondo esterno, dalla vita sociale, rinchiudendosi dentro le 4 mura della propria camera, giocando ai videogames, creando così un mondo parallelo, dimenticandosi totalmente della vita reale.
Come tutti noi ormai abbiamo imparato, in questo periodo di Covid, è bene limitare i vari spostamenti, limitandoli solo all’essenziale, per cercare di contrastare la diffusione del virus, dopo tutto, meno persone circolano per strada, meno possibilità ha il virus di infettare e di essere trasmesso da uomo a uomo. Questa costrizione però può costare molto cara soprattutto ai bambini e agli adolescenti, abituati ad incontrare l’amichetto a scuola o una semplice passeggiata con gli amici, tutte abitudini stravolte in men che non si dica, ed ecco perché, in questo ultimo periodo si parla di una crescita esponenziale di casi di Hikikomori.
Basti pensare che, secondo l’Istituto di Ortofonologia, solo nel 2020 in Italia si sono registrati ben 100 mila casi di sindrome da ritiro sociale. I consigli che gli esperti forniscono sono principalmente quelli di tenere sempre in osservazione comportamenti che potrebbero presagire un eventuale sindrome del genere, magari tramite un dialogo tra genitori e figli, nipoti, o più semplicemente amici, per cercare di non farli sentire soli ed emarginati, coinvolgendoli in attività che possono distogliere la loro attenzione da questa sindrome, ancora non molto conosciuta in Italia.