La campagna vaccinale, per contrastare la diffusione del nuovo Coronavirus, è partita ufficialmente in Italia il 27 dicembre 2020 con l’arrivo del primo vaccino sviluppato dalle società Pfizer e BioNtech. Che il vaccino potesse aiutarci a tornare a vivere nella normalità, probabilmente ha rappresentato il desiderio di tutta la popolazione all’inizio del nuovo anno. Ma nel nostro Paese, le aspettative e le speranze sembra siano state tradite da una serie di problematiche burocratiche e non, tali da rallentare quella che doveva essere la campagna vaccinale più importante del nostro secolo.
Attualmente in Italia i vaccini approvati dall’ UE sono quattro: Pfizer e BioNtech, Moderna, Astrazeneca, che raggiungono la loro massima efficacia con la somministrazione di due dosi, e il vaccino Johnson&Johnson, autorizzato dall’EMA (Europen Medicines Agency) il giorno 11 marzo, l’unico al momento ad essere efficace con la somministrazione di una sola dose e anche questo sicuro per gli adulti a partire dai 18 anni di età.
In Italia, la somministrazione del vaccino è partita dal comparto sanità, non solo medici e infermieri ma tutti coloro che ruotano nel campo sanitario, compresi i tecnici, gli amministrativi e il personale ausiliario, per rendere più sicuri e auspicabilmente “immuni” gli ospedali. Solo intorno al 10 Febbraio sono partite le vaccinazioni per altre categorie, gli over 80, le forze dell’ordine, i militari e i docenti della scuola e dell’università. Agli over 80, così come al personale sanitario, è stato somministrato il vaccino Pfizer o Moderna, per tutte le altre categorie e, inizialmente fino a 65 anni, è stato utilizzato invece il vaccino Astrazeneca. Con la circolare dell’08/03/2021, il Ministero della Salute ha annunciato la possibilità di somministrare questo vaccino alle persone a partire dai 18 anni di età e superiore ai 65 anni di età, con esclusione dei soggetti particolarmente vulnerabili.
Generalmente, la campagna vaccinale in Italia sembrava essere partita bene. A fine Gennaio 2021 sono state vaccinate tutte le persone del comparto sanità che si sono liberamente sottoposte alla somministrazione, per poi subire un notevole rallentamento a causa di diverse problematiche, che oscillano tra il ritmo di somministrazione e le forniture dei vaccini. Il Governo italiano ha spesso attribuito il rallentamento ai tagli di forniture da parte delle aziende farmaceutiche che non hanno mantenuto gli accordi europei circa la produzione. Ma di certo non va esclusa tra le motivazioni, la decisione di relegare alle Regioni l’organizzazione della campagna vaccinale senza un criterio uniforme per tutte. Tra imprevisti e ritardi, si assiste infatti a una disparità evidente tra le Regioni che sono più avanti con le vaccinazioni e le Regioni che sono sensibilmente più indietro. Per non parlare poi della decisione del 15 marzo, da parte dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), di sospendere il vaccino Astrazeneca in Italia, in via precauzionale e temporanea e sulla scia degli altri Paesi europei, a seguito delle morti avvenute successivamente alla somministrazione. Provvedimento smentito in soli quattro giorni dall’EMA, che ha rassicurato la popolazione sulla sicurezza del vaccino e sul fatto che le morti avvenute per trombosi non hanno al momento nessuna relazione di causa-effetto con il vaccino Astrazeneca. La notizia della sospensione, però, è stata percepita preoccupante dagli italiani. Sembra si sia passati dalla paura di contrarre il virus alla paura di ricevere la soluzione per sconfiggerlo.
Eppure, i dati degli altri Paesi più avanti con le vaccinazioni, come gli USA e Israele, parlano chiaro: i vaccini, se somministrati a un elevato numero di persone, riducono la trasmissione del virus, la probabilità di prenderlo in forma grave e di conseguenza l’ospedalizzazione e la morte. Tornando all’Italia, attualmente i dati aggiornati sulle somministrazioni non fanno ben sperare. Ad oggi sono state somministrate 8.112.882 dosi su 60 milioni di abitanti. E considerando che per ottenere un’immunità di gregge, tra varianti del virus e diversa percentuale di copertura dei vaccini, bisogna raggiungere almeno il 90% della popolazione vaccinata, di questo passo impiegheremmo troppo tempo ad uscire da questa situazione. Autorizzato di nuovo il vaccino Astrazeneca, ci si augura che le somministrazioni riprendano con un certo ritmo, prolungando possibilmente gli orari degli hub vaccinali, e che le dosi del nuovo vaccino approvato Johnson&Johnson arrivino in fretta. Perchè intanto il Covid-19 muta, il Covid-19 e le sue varianti infettano, il Covid-19 costringe l’Italia a subire un nuovo e triste lockdown, con tutte le conseguenze psicologiche, sociali ed economiche che comporta.