Comunità energetiche: strumento di sostenibilità economico e ambientale

4 Apr 2022 | Piano 2021

Affrontare il tema della transizione ecologica, dell’economia circolare, dei modelli di produzione e consumo energetico basati su fonti rinnovabili, oggi, assume un valore ancor più significativo se lo rapportiamo al contesto attuale caratterizzato dall’indebolimento del sistema economico dovuto alla pandemia da Covid-19, dalla crisi energetica causata dall’impennata dei prezzi delle materie prime energetiche, dalle tensioni geopolitiche internazionali. Un contesto nel quale, la diffusione degli obiettivi di sostenibilità ambientale e di risparmio energetico pubblicizzati dai Governi di tutto il mondo, deve necessariamente essere alla portata di tutti i cittadini, perché siano a conoscenza degli strumenti per poter contribuire, dal basso, alla riduzione e all’efficienza dei consumi.

Tra questi strumenti, in Italia, stanno prendendo sempre più piede le CER: Comunità Energetiche Rinnovabili. Ma cosa sono e come funzionano le CER? E quali sono in vantaggi di una Comunità energetica in termini di produzione e di consumo più sostenibile dell’energia?

Le comunità energetiche, giuridicamente riconosciute in Italia grazie alla conversione in legge del Decreto Milleproroghe 162/2019 e ai successivi provvedimenti normativi (delibera 318/2020/R/eel di ARERA e DM 16 settembre 2020 del MISE), rappresentano un’associazione di cittadini, imprese, attività commerciali, autorità locali e amministrazioni che decidono di dotarsi di un impianto energetico condiviso per produrre localmente energia attraverso l’utilizzo di fonti rinnovabili. In questo modo, l’impianto condiviso permette di produrre energia, consumarla al bisogno, stoccarla per essere utilizzata successivamente e scambiarla con gli altri soggetti appartenenti alla comunità energetica, in ottica di autoconsumo.  In questo modo, il consumatore del servizio di energia elettrica, partecipando attivamente alla produzione dell’energia stessa, può essere definito prosumer, termine inglese dato dall’unione delle parole produttore/consumatore.

Se prendiamo, ad esempio, un impianto fotovoltaico condiviso dai soggetti appartenenti a una comunità energetica, tanti sono i vantaggi:

  • Risparmio economico in bolletta dovuto alla riduzione degli oneri di sistema e di rete, delle accise e dell’IVA;
  • Vantaggi ambientali dovuti alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica grazie all’utilizzo di energia pulita;
  • Vantaggi di tipo sociale, legati alla collaborazione nella produzione e condivisione di energia autoprodotta tra soggetti della stessa comunità;
  • Agevolazioni fiscali di ristrutturazione edilizia, rivolte a cittadini e imprese, per la realizzazione di impianti fotovoltaici;
  • Contrasto alla povertà energetica, obiettivo presente anche nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite che intende “assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni”.