È passato qualche mese dall’introduzione dell’obbligo del POS per tutte le attività commerciali italiane. Questo nuovo adempimento era stato presentato come un mutamento storico nel contesto economico italiano. Tolte le grandi realtà d’impresa che hanno potere contrattuale a sufficienza per spuntare condizioni di favore nei costi di gestione dei POS, ad oggi, purtroppo, non c’è stata quella rivoluzione che tanti commentatori si aspettavano.
La reazione degli esercenti all’obbligo del POS
Nonostante l’obbligo, piccoli e medi esercenti proseguono la loro levata di scudi giustificandola come diritto civile di disobbedire davanti alle ingiustizie perpetrate dal sistema bancario e i suoi costi esosi di gestione. In alcuni casi specifici, come le attività stagionali, i costi di gestione di un POS possono arrivare ad impattare anche il 50% del volume di affari di un’attività commerciale.
Le multe non scoraggiano le aziende nel rifiutare pagamenti con POS
Tante le strategie di alcuni esercenti per evitare l’utilizzo del POS da parte dei clienti. Dall’apparecchio non funzionante ai problemi di linea internet, tante sono le scuse che vengono usate. In alcuni casi si propone addirittura o un rincaro sullo scontrino se il cliente è deciso a pagare digitalmente oppure uno sconto a patto di ricevere contanti al posto della moneta elettronica anche all’indomani.
A nulla stanno servendo le multe, erogate in misura anche superiore (in alcuni casi) al valore dello scontrino non pagabile con il POS. In alcuni casi su scontrini dal valore di 20 euro sono state irrogate sanzioni dal valore di circa 30 euro.
Ad ogni modo il numero di transazioni effettuate in maniera elettronica sta aumentando anche se non con il mutamento radicale che si si sarebbe aspettati da un vincolo di legge così stringente.