Falsi addebiti SEPA: la truffa che colpisce il conto corrente

23 Feb 2023 | Banche e Assicurazioni

Negli ultimi anni, l’aumento dell’utilizzo dei canali digitali per acquisti e pagamenti di diversa natura, ha incrementato le possibilità di truffe finanziarie. Ultimamente sembra essere frequente una tipologia di truffa che già qualche anno fa ha colpito diversi consumatori: la truffa dell’addebito su conto corrente tramite SEPA (ex R.I.D) non autorizzato dal cliente.

In cosa consiste questa tipologia di truffa? Si tratta di vedersi attivate domiciliazioni bancarie sul conto corrente a propria insaputa. Succede quando, abili criminali informatici, riescono ad impossessarsi dei dati personali e dell’iban degli utenti e inserire richieste di addebito SEPA nei sistemi bancari. In questa situazione la banca funge solamente da intermediario e il cliente paga. Spesso si tratta di importi bassi, in modo tale che il cliente non si accorga della sottrazione della somma ma, non sempre è così.

Sembrerebbe essere un sistema molto vulnerabile ma, in effetti, esistono delle tutele ex post per il recupero delle somme addebitate. Come indicato sul sito della Banca d’Italia, “in ogni caso il cliente debitore può chiedere il rimborso dell’operazione di addebito qualora effettuata in assenza di un mandato valido (e cioè, non autorizzata dal cliente) entro il termine di 13 mesi dalla data di esecuzione dell’operazione.”

Per evitare brutte sorprese, il consiglio è quello di controllare più frequentemente la lista movimenti del proprio conto e in caso di anomalie è necessario avvisare il proprio istituto di credito per bloccare il conto, procedere con il disconoscimento dell’addebito e richiedere il rimborso della somma sottratta.

La Banca d’Italia, ancora, specifica che il cliente debitore può opporsi all’addebito diretto  SEPA, correttamente sottoscritto dallo stesso, nell’eventualità si verifichino le seguenti condizioni:

  • Al momento del rilascio del mandato non viene specificato l’importo dell’operazione;
  • L’importo dell’operazione supera quello che il debitore avrebbe dovuto pagare rispetto alla spesa usuale e alle condizioni contrattuali sottoscritte.

In questi due casi, il debitore può chiedere il rimborso di un’operazione di pagamento autorizzata entro il termine di n. 8 settimane dall’esecuzione del mandato.